ATTUALITA'

SEMPRE PIÙ ITALIANI RITIRANO IL CIBO AVANZATO DAI RISTORANTI

Con il caro spesa determinato dai rincari energetici e la necessità di ridurre gli sprechi salgono a quasi 4 su 10 gli italiani che portano a casa gli avanzi del ristorante con la cosiddetta “doggy bag”.

È questa oggi la realtà che spesso non si vuole vedere ma che fotografa come la crisi causata dai rincari energetici stia cambiando le abitudini dei cittadini.

Una svolta evidente con il numero delle persone che non lascia gli avanzi nel piatto quando va a mangiare fuori è, infatti, praticamente raddoppiato nel giro di meno di dieci anni.

Con l’inflazione che ad agosto 2022 ha raggiunto il record dal 1985 e i beni alimentari in aumento del 10,6% rispetto allo stesso mese dell’anno precedente per molte famiglie è diventato indispensabile ridurre al massimo gli sprechi.

Una situazione che spinge così sempre più persone a superare l’imbarazzo e chiedere di portare via quanto rimasto sul piatto per consumarlo successivamente.

Nasce una nuova sensibilità verso la riduzione degli sprechi alimentari, oggi resa tanto più necessaria dalla crisi economica, adottando strategie che vanno dal ritorno in cucina degli avanzi ad una maggiore attenzione alla data di scadenza, fino alla spesa a chilometri zero dal campo alla tavola con prodotti più freschi che durano di più.

Oggi ai cliente viene chiesto con riservatezza se vogliono portare a casa il cibo non consumato,un servizio nei confronti del cliente che ha un costo per ristoranti e agriturismi considerato i rincari che devono affrontare dall’energia alla carta da asporto con le buste per il confezionamento e la conservazione degli alimenti che cominciano addirittura a mancare. 

A rischio c’è un sistema che dai campi alla tavola vale 575 miliardi di euro, quasi un quarto del Pil nazionale, e vede impegnati ben 4 milioni di lavoratori in 740mila imprese agricole, 70mila industrie alimentari, oltre 330mila realtà della ristorazione e 230mila punti vendita al dettaglio. 

Uno dei costi maggiori e il gas, anche e soprattutto nell’alimentare l’Italia deve intervenire sui costi energetici per difendere la propria sovranità alimentare tagliando i costi energetici per salvare aziende e stalle e scongiurare il rischio concreto di un crack nazionale.

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