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INDAGINE COVID INDAGATI CONTE E SPERANZA

Sono passati tre anni dall’inizio dell’arrivo del Covid-19 e dopo tre anni si sono chiuse le indagini per epidemia colposa aggravata, omicidio colposo plurimo, rifiuto di atti d’ufficio e falso con riferimento a quanto accaduto nella bergamasca nei primi momenti della pandemia.

Le indagini, condotte dal procuratore aggiunto di Bergamo Cristina Rota, insieme ai PM Silvia Marchina e Paolo Mandurino, e con la supervisione del Procuratore Antonio Chiappani, hanno cercato di fare chiarezza sui fatti avvenuti tra febbraio e aprile 2020, cioè sulla mancata istituzione della “zona rossa” – come fatto nel lodigiano in quello stesso periodo – i mancati aggiornamenti del piano pandemico (l’ultimo risalente al 2006) e la mancata attuazione di quello allora vigente, seppure di vecchia data.

Tra i 19 indagati, ci sono l’ex premier Giuseppe Conte, l’ex ministro della Salute Roberto Speranza, il governatore della Lombardia Attilio Fontana e l’ex assessore della sanità lombardo Giulio Gallera.

Nel registro, a vario titolo, ci sono anche anche il presidente dell’Istituto superiore di Sanità Silvio Brusaferro, il coordinatore del primo Comitato tecnico scientifico Agostino Miozzo, l’allora capo della Protezione Civile Angelo Borrelli, e il presidente del Consiglio superiore di Sanità Franco Locatelli.

Il procuratore Chiappani non ha rifiutato di parlare dell’inchiesta, spiegando che “di fronte alle migliaia di morti, e le consulenze che ci dicono che questi potevano essere eventualmente evitati, non potevamo chiudere con una archiviazione”. Chiappani ha definito le indagini un “lavoro mastodontico”, “complesso” e “fatto” di ricostruzioni di vite spezzate”, a causa del fatto che si è “dovuto dimostrare i nessi di causalità tra le morti e gli ipotizzati errori che sono stati fatti”. Per Chiappani, ci fu una “inadeguata valutazione del rischio ma, come ha spiegato ieri la Procura in una nota, “l’avviso di conclusione delle indagini non è un atto di accusa”. onte ha annunciato immediatamente la “massima disponibilità e collaborazione con la magistratura”.

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