Domenica 2 febbraio l’Anno del Serpente è stato salutato con tre ore di spettacolo dalla più antica comunità cinese d’Italia



Se qualcuno si fosse chiesto perché il 4 dicembre 2024 l’UNESCO abbia deciso di iscrivere la “Festa di Primavera – Pratiche sociali dei cinesi nella celebrazione del Capodanno tradizionale” nella Lista rappresentativa del patrimonio culturale immateriale dell’umanità, vedendo la grande cerimonia che ha avuto luogo il 2 febbraio presso l’Arco della Pace di Milano, ora si chiederebbe perché l’UNESCO non ci abbia pensato prima. Tre ore di spettacolo con un cast di circa 300 artisti tra danzatrici e danzatori dai 4 ai 70 anni, cantanti lirici, acrobati, performer di teatro tradizionale cinese, musicisti, hanno deliziato il numerosissimo pubblico che, per arrivare ad avere un posto non proprio in prima fila ma all’interno dell’area, si era mosso intorno al mezzogiorno di una domenica baciata da un sole primaverile. I ritardatari o i malcapitati ignari che si erano avventurati da corso Sempione verso l’Arco della Pace lato via Bertani dopo le 15, avrebbero compreso per esperienza diretta cosa significa nella realtà il detto metaforico “marea umana” prima di darsela a gambe rimandando la visita ad un momento meno congestionato. Edotti dalla brillante conduzione di Silvano Zhou, ventenne italo cinese, influencer, artista, nato in Italia perfettamente bilingue, esempio della mescolanza possibile tra la comunità italiana e quella cinese, dopo i saluti dei massimi rappresentanti della comunità cinese di Milano alle autorità italiane intervenute, prima tra tutte la Vicesindaco Anna Scavuzzo, ci si è avventurati alla scoperta dell’Anno del Serpente Verde, divinità simbolo di saggezza intuizione , trasformazione, eleganza. Dopo la tradizionale danza del Drago e del Leone sui pali di legno, si è dato inizio alle danze. Da quella del “Kung Fu con ventaglio” dell’Associazione Donne Cinesi, alla Danza dei Rami di Salice,; dalla Danza dei ventagli di seta, alla performance di “Arte del cambio della maschera” alla sfilata “Porcellana blu e bianca”. Presenti in vari momenti per tutto lo spettacolo, due coppie di cantanti lirici che si sono diplomati al conservatorio Giuseppe Verdi di Milano. Vivaci sul palco anche tantissimi bambini dai 4 ai 12 anni, nati in Italia e cresciuti nel rispetto delle loro tradizioni culturali che rappresentano la continuità tra passato e futuro e fanno pensare che, grazie a loro, per la impermeabile comunità di immigrati cinesi di Milano, arrivati negli anni ‘30 in via Canonica e ormai giunti alla quarta generazione a volte senza quasi imparare l’Italiano, sia arrivato il tempo di mescolarsi.
