“Aggiungere morte a morte non serve a nulla. Se non a portare altro dolore. Noi siamo contrari, Luca sarebbe stato contrario”.
È l’unica certezza di Salvatore Attanasio in una vicenda, quella della morte del figlio Luca, l’ambasciatore ucciso in Congo nel febbraio 2021 assieme all’autista Mustapha Milambo e al carabiniere Vittorio Iacovacci, che presenta ancora tanti punti oscuri.
A Kinshasa la Procura ha chiesto la condanna a morte per i sei uomini imputati per l’omicidio del diplomatico. Nella Repubblica Democratica del Congo la pena capitale non viene applicata dal 2003 e la prassi vuole che sia modificata nel carcere a vita. “Personalmente Siamo contro la pena di morte dice Salvatore lo dice la nostra Costituzione, il nostro senso civico, la nostra formazione cattolica. Sono gli stessi principi in cui si identificava nostro figlio. La pena capitale non potrà mai alleviare il dolore della nostra famiglia”.
“Quello che ci interessa non sono le vendette, ma la chiarezza”. “Se davvero si è trattato di un omicidio premeditato, allora bisogna capire chi è il mandante, sempre che non ce ne sia più di uno, e non fermarsi soltanto agli esecutori”.