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SCAVUZZO & SPORT:”COME GLI UOMINI, ANCHE LE DONNE POSSONO SOGNARE”.

La  vicesindaco di Milano Anna Scavuzzo e Diana De Marchi all’evento “Le pari opportunità partendo dallo sport”: testimonianze di 10 donne per allenarsi alla parità di genere.

Dall’allenatrice di calcio femminile all’alta dirigente Coni; dalla giocatrice di rugby alla fondatrice di una rivista e produttrice di un docufilm sul basket delle ragazze: sono tante le voci che si sono fatte sentire  la sera del 7 marzo nell’ambito dell’evento “Le pari opportunità partendo dallo sport” che  ha avuto  luogo  presso la Ex Chiesetta del Parco Trotter a Milano. Organizzato da ASD Pallacanestro SANGA MILANO,  per antonomasia “IL” basket femminile del capoluogo lombardo dal 1999,   onorato dalla presenza delle Istituzioni  rappresentate dalla vice-sindaco Anna Scavuzzo e dalla presidentessa della Commissione Pari Opportunità del Comune di Milano  Diana De Marchi,    l’evento ha offerto una riflessione sullo sport alla vigilia non solo della Giornata della Donna  ma anche in vista  dei  Giochi Olimpici di Cortina 2026.  Quali sono gli ostacoli per la parità di genere nella vita di tutti i giorni e in particolare nell’ambito della pratica sportiva? Questa la domanda ispiratrice dell’evento. Pari opportunità che non si riferiscono solo al gap da colmare tra genere femminile e maschile ma che includono trattamenti impari anche nei confronti di atleti  che hanno scelto di cimentarsi con discipline sportiva controcorrente quali la ginnastica ritmica o il nuoto sincronizzato maschile, come se la prestazione sportiva fosse l’ultima cosa da prendere in considerazione. Disparità che ha ispirato le atlete della squadra norvegese di handball, che in un campionato europeo sono state sanzionate perché non hanno voluto gareggiare in costume da bagno ma in divise più comode, come i loro colleghi maschi.  Impari quando, per rappresentare la performance di una sportiva, le si dà attenzione seguendo la priorità corpo-atleta–persona e non quella inversa  di persona-atleta- corpo. Questi sono solo alcuni degli innumerevoli spunti della acuta e graffiante introduzione della conduttrice Claudia D’Addio, educatrice e allenatrice Baskin Sanga,  che in dieci minuti è riuscita a sintonizzare il mindset del pubblico sulla persavitià della discriminazione di genere nello sport, pubblico composto da moltissime giovani in tuta da ginnastica,  accorso ad accogliere le testimonianze delle ospiti.  Scelta comune degli interventi,  anche per i più tecnici, quella della “testimonianza di vita”   che le invitate hanno generosamente offerto. A partire da Claudia Giordani sci-alpinista campionessa olimpica,  ora vice-presidente del Coni – che  ci ha raccontato di come, a 17 anni, fosse  l’unica ragazza   ad allenarsi al Monte Stella  o di quanto abbia lottato insieme alla nazionale femminile per avere il diritto anche solo di partecipare alle Olimpiadi 1976. O da Silvia Gottardi, cestista, fondatrice dell’unica rivista di basket femminile in Italia e produttrice di un docufilm disponibile su Netflix  che ha concluso citando  Mabel Bocchi che in una intervista  le confidò: “Lo sport è una cosa  da uomini”. Sulla carenza di rappresentanza femminile nelle posizioni apicali della dirigenza sportiva è intervenuta Sabrina Fraccaroli, che da Presidente provinciale della Federazione  italiana Atletica Leggera è passata nel 2018 al Consiglio Nazionale. Venendo dall’atletica, ha segnalato una situazione di equilibrio di genere tra sportive e sportivi ma che poi si arena quando si passa al management, sia per le posizioni tecniche che tra i dirigenti, salvo poche eccezioni quali appunto Claudia Giordani. Sulla discriminazione di genere in base alla disciplina è intervenuta Sofia Turrisi, giocatrice di rugby femminile, che ha segnalato con amaro umorismo come gli stereotipi impediscano di riconoscere impegno e valore anche dinanzi alle evidenze e di come questa svalutazione abbia una precisa corrispondenza sull’entità dei compensi che per le ragazze del rugby tendono verso lo zero. Altrettanto caustica  ma super energetica il mito del calcio femminile milanese, Joanna “Jo” Borella, allenatrice e fondatrice dell’associazione “Bimbe nel pallone”, che la leggenda dice abbia imparato a correre dietro a una palla prima che a camminare. Anche le istituzioni rappresentate come si è detto dalla vicesindaco Anna Scavuzzo e dalla presidentessa della Commissione Pari Opportunità del Comune di Milano Diana De Marchi hanno scelto di partire ricordando esperienza di vita,  come la scelta di una facoltà “per maschi”  o la vittoria in una gara di vela  sull’imbarcazione più grande insieme ad un equipaggio solo femminile;   o come la storia della propria madre  passata da immigrata a  dirigente d’azienda, prima fonte di ispirazione del “tutto è possibile”. “Dobbiamo stare attente a non  subire un preconcetto che noi stesse abbiamo dentro – ha commentato Anna Scavuzzo –Cercare un percorso per realizzarsi è un motore che innanzitutto abbiamo dentro di noi. Creando alleanza,  insieme possiamo aprire una strada  che  fa bene in primis a noi stesse e ma anche a chi  ha un po’ di meno forza ma  che grazie a noi capisce che si può fare. Cosi come gli uomini, anche le donne possono sognare”. Anche gli interventi “tecnici” della psicologa dello sport Marisa Muzio, della penalista Stefania Crespi della legale specializzata in diritto di famiglia  Maria Grazia Di Nella  hanno conservato il taglio personale, con apporti di molta sostanza offerti con il calore di un discorso tra amiche .  Tutta la serata, disponibile sul canale youTube di Sanga Basket,  può essere vista come un imperdibile corso di formazione per una Cortina senza stereotipi, quando  l’Italia come ospite e padrona di casa avrà l’occasione e anche la missione di proporre una nuova cultura dello sport  a tutto il mondo. Abbiamo quattro anni per allenarci. Ce la possiamo fare.

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