Il 15 settembre la Vicesindaco Anna Scavuzzo ha annunciato la posa della statua realizzata da Giuseppe Bergomi . Il Sindaco Giuseppe Sala all’inaugurazione.

Giornalista, filantropa, aristocratica, rivoluzionaria, animatrice di un salotto letterario a Parigi dopo aver vissuto di stenti a causa delle sue idee politiche , capo di 200 uomini negli scontri per l’Unità di Italia a Milano ma anche crocerossina a Roma, imprenditrice di un’azienda agricola in Turchia, madre single negli anni ’30 del 1800: tutto questo e molto di più è stata Cristina Trivulzio di Belgiojoso, discendente di una delle più antiche, facoltose, nobili famiglie milanesi e alla quale il 15 settembre 2021 è stata dedicata la prima statua di figura femminile della città di Milano, presentata alla stampa in una delle dimore di famiglia, Palazzo Belgiojoso. “Finalmente!” è stata la prima parola con cui Alessandro Brivio Sforza, presidente della Fondazione Brivio Sforza, nata nel 2012 con lo scopo di favorire la raccolta delle testimonianze, la conservazione, l’accrescimento, la conoscenza e la valorizzazione del patrimonio storico, culturale ed artistico delle famiglie Brivio Sforza, Trivulzio e Barbiano di Belgiojoso d’Este, ha aperto la conferenza stampa. “Coraggio” è stata la seconda, a sottolineare la qualità che ha fatto di Cristina una donna eccezionale. Promossa dalla Fondazione Brivio Sforza, con il sostegno della Banca di Credito Cooperativo di Milano, con il contributo del Comune di Milano e con il patrocinio di Regione Lombardia, l’iniziativa, nata da un’idea dell’Impresa Culturale Creativa Le Dimore del Quartetto, colma un grande vuoto: nessuna delle 121 statue della città è infatti dedicata a una personalità femminile, ad eccezione di soggetti di iconografia religiosa o allegorici. ” L’amministrazione del Comune di Milano – ha commentato la Vicesindaco Anna Scavuzzo, ha da tempo indicato una nuova direzione nella toponomastica cittadina per colmare a Milano lo sbilanciamento di genere che caratterizza i nomi di vie e piazze di moltissime città italiane. Ora si prosegue con le statue e questa iniziativa, dedicata a una donna di cultura che si è battuta per la libertà, sarà certamente la prima di tante azioni future con cui Milano rende omaggio alle figure femminili che hanno promosso valori di generosità e intraprendenza rendendo migliore la nostra città”. Fondatrice di due giornali, corrispondente dalla Turchia, ma prima, in Francia, animatrice di un salotto letterario frequentato da artisti come Listz, Heine, Bellini, De Musset, Balzac, la Trivulzio è una donna simbolo, come ha sottolineato Francesca Moncada, presidente della dell’Impresa Culturale Creativa Le Dimore del Quartetto . “Dedicare la prima statua femminile della città di Milano a Cristina Trivulzio non è commemorare ma è riconoscere il valore della persona al di là del genere”. Tornata dalla Francia alla villa di famiglia a Locate Triulzi grazie al dissequestro dei beni da parte degli Austriaci, Cristina nota le terribili condizioni dei lavoranti e fa costruire per loro un complesso di case dotate di bagni e “scaldatoi”. “La Trivulzio è stata imprenditrice, animatrice culturale, giornalista, rivoluzionaria, figure che sembrano appartenere non a una ma a sette vite – ha commentato Giuseppe Maino, Presidente di BCC Milano che ha sostenuto finanziariamente il progetto – ma tra le tante è quella della filantropa che affianca Cristina Trivulzio al nostro istituto e che ne sposa lo spirito mutualistico e solidale”. Come conciliare in un’unica rappresentazione sintetica, giacché una statua le si doveva dedicare e non un film, le molteplici e a volte contradditorie identità di questa nobildonna combattente, colta e raffinata? “Partendo dai due unici dipinti esistenti, – ha svelato l’artista Giuseppe Bergomi che ha realizzato la statua . – ne ho voluto recuperare una certa grazia salottiera – la stessa Piazza Belgiojoso in cui era destinata è chiamato il “salotto di Milano – immaginandola seduta, ma le ho restituito la dinamicità che ha contraddistinto la sua vita instancabile sbilanciandola in diagonale nell’atto di alzarsi. Nella sua mano sinistra alcune pagine e una penna, la sua vera arma , al di là di quelle vere che peraltro nel suo periodo militante indossò per davvero”. E’ grazie ai suoi scritti infatti che Cristina Trivulzio parla ancora alle generazione attuali, al punto che alla sua figura è dedicato un progetto culturale ed educativo coordinato da Paola Dubini, docente di Management presso l’ Università Bocconi e presidente della Fondazione CRT Triennale, che abbiamo raggiunto per un commento :” Ho chiamato all’azione un gruppo di donne ai vertici di istituzioni culturali milanesi, quelle che hanno il potere di creare un nuovo immaginario, per far convergere l’eredità spirituale di Cristina in un progetto rivolto alle nuove generazioni delle scuole superiori e delle Università che promuova la parità di genere “. Sembra succedere quanto si augurava Cristina stessa a metà del 1800, come ha ricordando Anna Scavuzzo leggendo per tutti una citazione dai suoi scritti per sottolinearne la generatività: ” Vogliano le donne felici e onorate dei tempi avvenire rivolgere tratto tratto il pensiero ai dolori e alle umiliazioni alle donne che le precedettero nella vita , e ricordare con qualche gratitudine i nomi di quelle che a loro apersero e prepararono la via alla non mai prima goduta , forse appena sognata felicità”. E’ questa aspirazione alla felicità appena sognata che rende una donna vissuta 200 anni fa ancora in grado di ispirare generazioni di donne future e fare si che , leggendo questa frase scolpita nella pietra anzi nel metallo da Giuseppe Bergomi, tra le tante Cristine, sia alla “preparatrice di vie” che vada il nostro grazie e nella “sognatrice di felicità” che si possa riconoscere ognuna di noi.
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