Nel 2018, 80 italiani si esibirono in tre stati africani al Festival Racine Noires – Radici Nere: Antonio Fortarezza di quell’ incredibile tour ne ha fatto un film.
Benin, Togo, Ghana: queste le tappe del festival RADICI NERE – Racine Noires, manifestazione itinerante che nel 2018 ha visto protagonisti di concerti e flash mob 80 italiani dell’hinterland milanese e il loro direttore di coro di origine togolese Arsene Duevi e che Antonio Fortarezza, il regista e film maker al loro seguito con l’obiettivo di testimoniare un’esperienza più unica che rara, ha trasformato in un film. Un film che la sera del 9 luglio è stato finalmente presentato al pubblico presso il cinema Rondinella di Sesto San Giovanni. Grazie al sapiente lavoro di ricucitura delle immagini in un percorso narrativo, Fortarezza è riuscito a restituire non solo ai partecipanti ma anche agli spettatori una narrazione di fatti e di emozioni che in un susseguirsi incessante, attraversando i confini di tre stati che a differenza dell’Europa hanno un concetto piuttosto netto di frontiera, hanno travolto e cambiato la vita agli 80 coristi lombardi, accomunati dal sacro fuoco di cantare in lingua ewe e dal senso di compimento dell’essere nella terra dove l’umanità ha le sue radici. Radici nere.
La nascita del coro grazie all’idea di Vittorio Beretta
Un percorso iniziato quasi 10 anni fa e che noi di Milano Etno TV abbiamo avuto il privilegio di conoscere per testimonianza diretta del suo fondatore Arsene Duevi, protagonista della puntata del 10 dicembre 2020 di Africa Talks insieme allo scrittore Kossi Komla-Ebri e della coordinatrice di coro Sara Beretta. È il papà di Sara, il mitico e compianto Vittorio Beretta che una decina di anni fa, dovendo organizzare un coro di adulti e ragazzi per la festa di Natale di una parrocchia di Cinisello, trovatosi senza direttore di coro, ha l’idea di far provare quel ragazzo del Togo appena arrivato in Italia che non sa una parola della nostra lingua ma in compenso è esperto di quella lingua universale che è la musica essendo polistrumentista e cantante, nonché profondo conoscitore del linguaggio dell’anima, in quanto sciamano musicale. La svolta nel coro è quando Arsene, incoraggiato dallo stesso visionario Beretta che , come ci ha confessato la stessa Sara, di suo preferiva parlare in dialetto milanese piuttosto che in italiano, prova una canzone in lingua EWE, la sua, che ha la caratteristiche di essere molto orecchiabile e facile da ricordare per gli Italiani. Da quel giorno, il resto è storia perché all’italiano non si è più tornati anzi il coro di “bianchi” che cantano in EWE ha cominciato a catalizzare aderenti, varcare i confini della parrocchia e a esibirsi in giro per il Nord Italia. Fino all’idea un po’ sconsiderata di Racine Noires e di partire in 80, cioe 5 pulman di bianchi, alla volta dell’Africa
80 bianchi in tour in Africa per il festival Racine Noires
“L’idea si spiega facilmente grazie il titolo Radici nere – racconta Arsene – perché man mano che i coristi crescevano nella loro familiarità con i ritmi e le parole che componevo, mi rendevo conto che presto sarebbe mancato qualcosa”. Come quando si impara a nuotare in piscina ciò che manca è la prova del mare, al coro mancava il contatto con la terra che aveva dato nutrimento alla spiritualità di cui avevano sperimentato la voce, fondendola con la propria. “Questo percorso – ci spiega Duevi che – ricordiamo – è uno sciamano musicale – vuole creare un ponte per consentire a tutti di tornare a rifocillarsi spiritualmente con il continente nero. Quindi non vale solo per gli Africani ma anche per Europei, Asiatici, Americani. Cantare in una lingua e su ritmi africani vuol dire che i componenti del coro insieme a me possono tornare alle loro radici. E l’hanno fatto attraverso un percorso di anni di studio di testi, ritmi e simbologie”. E’ stato così che, come si apprende dal film, partendo da Cotonou in Benin dove è iniziato il tour de force che li ha visti dormire una media di tre ore a notte per una settimana, il coro si è cimentato in una messa cantata presso la chiesa di Notre Dame. Quindi la carovana dei pullman è arrivata a Lomè, città di origine di Arsene, che è stato accolto da 5 altri cori con i loro maestri di canto che, insieme a quello di Arsene, hanno dato vita nei giorni successivi a uno spettacolo inedito in cui, come dice Duevi nel film, “i colori e le razze sparivano e si vedevano solo persone”. Questo stesso scambio di esperienze è stato l’esito dello spettacolo organizzato presso il giardino dell’Ambasciata Italiana di Accra in Ghana dove, se il coro di Arsene ha ancora una volta cantato in lingua EWE, quello locale ha cantato in …napoletano, in omaggio agli ospiti e all’Ambasciatore.
Il viaggio e la meta secondo il regista Antonio Fortarezza
“Essere narratore di una simile esperienza – ha rivelato il regista Antonio Fortarezza a Milano Etno TV – mi ha permesso di capire e tramandare il senso profondo di questo viaggio alla ricerca delle proprie radici, verso il proprio passato e anche in progress. Le radici che ha trovato questo coro di bianchi in Africa sono quelle dell’Umanità, quelle che legano la specie umana a prescindere dalle discriminazioni razziali. Fare un’esperienza del genere dota chi la vive di strumenti spirituali in grado di destrutturare i pensieri discriminanti e recuperare ciò che ci rende tutti uguali. Diffondere questi pensieri attraverso i concerti o attraverso il film ora è il nostro voto.” Un voto che hanno trovato nel loro viaggio su di una stele presso l’ELMINIA CASTLE in memoria della tratta degli schiavi che da questa terra partivano per non tornare più. “Possano coloro che tornano ritrovare le proprie radici. Possa l’Umanità mai più commettere una tale ingiustizia contro se stessa. Noi, il voto vivente a sostegno di ciò. ” Un augurio profondamente umano che il Maestro Duevi e il suo coro hanno fatto loro da anni e che il film Radici Nere e il suo regista ora affidano al futuro.