Emanuela Evangelista di Amazônia Onlus: “La foresta ci sta proteggendo”
Il 17 febbraio dello scorso anno il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella conferì la nomina di Ufficiale dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana a Emanuela Evangelista, biologa e attivista impegnata nella tutela socio-ambientale della foresta amazzonica brasiliana, proferendo le seguenti parole: “per il suo costante impegno, in ambito internazionale, nella difesa ambientale, nella tutela delle popolazioni indigene e nel contrasto alla deforestazione”. In quel momento nessuno poteva immaginare che neanche un mese dopo (in data 11 marzo 2020) l’OMS avrebbe dichiarato lo stato di pandemia. Ci siamo ritrovati ad affrontare una situazione a cui non eravamo preparati. Non siamo nati per gestire emergenze sanitarie. Da un anno stiamo affrontando una sfida che non è la nostra, ha affermato Emanuela. La biologa è membro della Species Survival Commisson (SSC) dell’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN), Presidente di Amazônia Onlus, con sede a Milano, Vicepresidente di Trentino Insieme, con sede a Trento, dal 2000 lavora in Amazzonia, dove vive dal 2013.
Nel 2020 l’emergenza Covid ha avuto un effetto devastante in Amazzonia e, recentemente, si è intensificata. Un nuovo ceppo del virus ha travolto e debilitato per la seconda volta il sistema sanitario a Manaus e si sta ora diffondendo rapidamente nell’entroterra. Il fabbisogno giornaliero di ossigeno nella capitale di Amazonas è di 80mila litri al giorno – 3 volte il normale – e la produzione locale non riesce a tenere il passo con l’enorme richiesta. Le comunità indigene e tradizionali hanno una sola possibilità di proteggersi dal virus – spiega Emanuela – restare in foresta.
Amazônia Onlus, fondata dalla biologa nel 2004, sostiene i nativi dell’Amazzonia per la protezione della foresta tropicale e della sua biodiversità. Normalmente, l’organizzazione lavora per offrire formazione, salute e reddito alle comunità locali ma, dall’inizio dell’emergenza Covid, ha dovuto concentrare tutte le sue azioni in una sola direzione: quella di proteggere i nativi. Abbiamo dovuto agire rapidamente e con modi e mezzi di un’organizzazione umanitaria per le emergenze, una sfida tutta nuova. Abbiamo condotto un’intensa campagna di comunicazione di rischio, per informare le comunità lungo i fiumi, sensibilizzare e allertare anche le famiglie più isolate sui pericoli del contagio e sulla necessità di ridurre gli spostamenti verso i centri urbani. Ne è risultato un isolamento volontario, regolato da accordi interni ai villaggi e intercomunitari, afferma Emanuela.
I piccoli villaggi amazzonici, isolati e accessibili solo in barca, non hanno commerci alimentari, nessuna assistenza sanitaria né farmaci né trasporto d’emergenza, il che rende gli abitanti estremamente vulnerabili in caso di contagio. Questi vivono principalmente di pesca, caccia e raccolta, ma dipendono anche dalle città lontane per una rete di scambi. L’isolamento in queste regioni crea un problema di sicurezza alimentare – continua la biologa – servono scorte, viveri e materiale per procacciarsi il cibo, servono medicine, prodotti di igiene e beni di prima necessità. La carenza di rifornimenti può compromettere il tentativo di autoisolamento e mettere in pericolo l’intera popolazione. Per questo, da aprile 2020, stiamo distribuendo il necessario per la sopravvivenza alle 250 famiglie del Parco Nazionale dello Jauaperi, circa 1200 abitanti. Abbiamo già consegnato 40 tonnellate di prodotti ma lo stato d’emergenza continua.
Ad oggi, questo enorme sforzo ha permesso di contenere la diffusione dei contagi, che intorno al Parco sono invece numerosi. L’emergenza è grave, ma la foresta ci sta proteggendo – conclude la biologa.
Informazioni sui progetti di Amazônia Onlus www.amazoniabr.org