La fillossera della vite (nome scientifico Viteus vitifoliae) è un insetto della famiglia dei Phylloxeridae.
È un fitofago associato alle specie del genere Vitis che attacca le radici delle specie europee (Vitis vinifera) e l’apparato aereo di quelle americane (Vitis rupestris ad esempio).
Questo dannoso insetto, originario del Nordamerica, è comparso in Europa nella seconda metà dell’Ottocento. Provoca in breve tempo gravi danni alle radici e la conseguente morte della pianta attaccata, con l’eccezione di alcuni vitigni americani.
Ora che vi ho spiegato un po’ cosa sia la fillossera, vorrei anche dirvi che non è il mio obbiettivo parlare usando termini scientifici ma serviva per farvi capire meglio il tema di oggi.
La pandemia del Coronavirus mi ha fatto ricordare un altra pandemia: quella dei vigneti, la quale segnò la storia del vino nella seconda metà del XIX secolo. Innumerevoli sono stati i curiosi tentativi di annientare la peste che ha segnato un vero e proprio periodo terrificante per i produttori di vino. In Italia, il problema è stato attribuito persino ai binari dei tram (una novità all’epoca) che, come si sentiva dire, avrebbero potuto portare malattie e, così, i binari sono stati distrutti. Alcuni pesticidi chimici funzionavano, ma il successo era costoso, tossico e richiedeva un uso costante.
Il governo francese, arrivato ad un punto di totale disperazione, ha offerto addirittura una ricompensa di 30.000 franchi in oro a chiunque avesse scoperto un rimedio. Non avendo avuto successo, si è deciso di rilanciare la proposta aumentando la cifra ad un valore pari a 300.000 franchi. Migliaia di idee sono nate. Una di queste era di annegare la peste. Ferdinand de Lesseps, un uomo d’affari francese, responsabile della costruzione del canale di Suez, ha affermato che i gasdotti potevano essere progettati per attraversare i vigneti e condurre all’infestazione attraverso l’acqua.
Altre idee strane sono sorte, come inondare le vigne di vino bianco, seppellire rane vive nelle vigne per drenare i veleni, inserire specie di piante carnivore tra le viti per cercare di farle mangiare l’insetto, spruzzare le viti con acqua santa dal santuario di Lourdes, circondare le viti con piante dall’odore intenso che respingerebbero la peste, ecc.
Tuttavia, la “soluzione” presa più seriamente fu l’uso dell’urina. Inizialmente, è stata testata quella di capra, cavallo e altri animali. Dopo un po’ di tempo, gli “esperti” sono giunti alla conclusione che l’urina migliore sarebbe quella dei maschi della specie umana. Dicono che i ragazzi delle superiori, ogni giorno, dopo la scuola, avevano la missione di urinare nei vigneti. Le stazioni ferroviarie hanno trasformato la scoperta in un vero business e hanno iniziato a vendere il “liquido prezioso” dei loro bagni. Anche l’esercito si unì alla lotta, fornendo il “prodotto” dai servizi igienici della caserma. Niente di tutto ciò ha funzionato, ovviamente.
Più di 150 anni dopo, non esisteva ancora una cura o un metodo efficace per sterminare la fillossera. Nel 1872, Leo Laliman, un produttore di Bordeaux, scoprì che l’innesto delle radici delle viti americane, che si sono evolute in presenza di fillossera con la parte aerea della vitis vinifera, sarebbe stata la soluzione, sebbene palliativa e più costosa. Ad oggi, il metodo è ampiamente utilizzato in tutto il mondo, anche nelle regioni mai colpite dalla peste, come il Cile. Spero che vi sia piaciuto saperne un po’ di più su questa curiosa pandemia che ha colpito il mondo dei vini!