12 dicembre 1969 quattro bombe piazzate da un gruppo neofascista esplosero tra Milano e Roma.
Lo scoppio più forte fu in Piazza fontana alla Banca dell’Agricoltura nel centro di Milano.
Morirono diciassette persone e oltre ottanta ferite, un pezzo di storia violenta sanguinosa che oggi vogliamo ricordare per non dimenticare, i processi interminabili, sviluppi violenti e sanguinari nella vita italiana degli anni successivi.
Le falsificazioni compiute inizialmente dalle indagini, l’indicazione di colpevoli che non lo erano, la ricerca di capri espiatori nei movimenti anarchici e di sinistra, e il tempo impiegato e le difficoltà nel giungere a una sentenza di condanna nei confronti del gruppo neofascista responsabile dell’attentato costruirono un diffuso disincanto sulla capacità della giustizia di fornire risposte soddisfacenti e sulle complicità nelle istituzioni, ma ora dopo tanti anni il quadro di ciò che e successo e quasi completo.
Il primo processo su piazza Fontana si concluse soltanto nel 1979, a dieci anni dalla strage. Dopo aver girovagato per tutta Italia, alla fine il processo era arrivato a Catanzaro, per ragioni di legittimo sospetto e di ordine pubblico, Milano era diventata una città troppo pericolosa. Soltanto nel 1974 la Cassazione aveva poi ordinato di riunire i due procedimenti fino a quel momento separati, quello contro gli anarchici e quello contro i neofascisti. Tutti i filoni furono riuniti a Catanzaro, dove proseguirono anche le indagini sui depistaggi di stato.
Sergio Mattarella ha partecipato al Consiglio Comunale di Milano per la commemorazione del 50esimo anniversario della strage di piazza Fontana, le sue parole sono state non e passato sono parte della nostra identità’.